Ebbene si, alla fine ho ceduto e l’ho acquistato anch’io. Mr-Malt l’ha messo in offerta (-10%) e non ho saputo resistere.

Andiamo a vedere di cosa si tratta:

Il FERMENTASAURUS è un fermentatore di forma troncoconica in plastica alimentare PET trasparente, che può lavorare fino a 2,4 bar di pressione (35 psi). Rimane per ora l’unico fermentatore in plastica in grado di fermentare in pressione. Questo lo rende un prodotto accattivante, in quanto consente di fare fermentazioni isobariche ad un costo accessibile a tutti (poco più di 120 euro più il costo del relativo kit).

Parto subito col dire che il fermentasaurus non è perfetto, è tutta una questione di adattarsi, di capire come lavora e quali sono i suoi limiti (cercherò di descriverli), per riuscire a farlo lavorare al meglio e con i giusti compromessi. La prima cotta che ci ho fatto è stata una Pilsner, ma dato che era già partita poco bene con il mash, alla fine ho deciso di utilizzarla come “birra sacrificale”, per studiare al meglio il nuovo fermentatore e testarne tutti i difetti ed i pregi.

PRO:

  • Possibilità di fermentare in pressione
  • Forma troncoconica con valvola di spurgo
  • Possibilità di eliminare i sedimenti del mosto che arriva dalla pentola
  • Grande capacità (35 litri all’orlo)
  • E’ trasparente

 

CONTRO:

  • La valvola non è perfetta
  • Difficile da pulire
  • Non ha un portasonda
  • La forma troncoconica tende ad abbassare l’efficienza del dryhop
  • Necessita di una vetrina frigo
  • E’ trasparente

 

I PREGI:

Partiamo dai punti a favore. Prima di acquistare il Saurus (se avete seguito le mie precedenti guide lo sapete già) lasciavo la birra in un classico fermentatore di acciaio fino a metà fermentazione, per poi travasarla con un sifone all’interno di un paio di fusti Cornelius Keg da 18 litri. Questi ultimi venivano messi in pressione e la fermentazione continuava con la spunding valve attaccata, settata in modo da far uscire la CO2 in eccesso e mantenere all’interno quella che andava a carbonare forzatamente la birra in fermentazione. Con il Fermentasaurus il processo è il medesimo, ma in questo caso non ho bisogno di travasi, in quanto è il fermentatore stesso ad avere un “kit per la pressione”, che vado semplicemente a sanitizzare ed a sostituire al normale tappo con gorgogliatore (che preferisco comunque mantenere, almeno per ora, fino a metà della discesa della densità verso la FG). In più… a fine fermentazione… è possibile spinare dal fermentasaurus birra già carbonata per poterne testare l’effettiva riuscita… UNO SPETTACOLO!!!

La forma a tronco di cono consente di effettuare lo spurgo del lievito, che si andrà a depositare all’interno di un’ampolla in plastica PET. Essa potrà essere svitata e riposta in frigo a decantare, in vista di un reinoculo alla cotta seguente. E’ una procedura molto comoda, che consente appunto il recupero semplice del lievito in fermentazione (consiglio l’acquisto di un’ulteriore ampolla, per potersi gestire al meglio).

Sempre grazie alla valvola di spurgo, è possibile portare in fermentatore tutto il mosto che stava in pentola (non serve fare whirpool). E’ poi sufficiente attendere qualche decina di minuti e i sedimenti e “lo sporco” si andranno a depositare sul fondo del fermentatore e potranno essere facilmente estratti tramite la valvola inferiore.

La capacità è di 35 litri e non è poco. I miei precedenti fermentatori erano da 30 e riuscivo a farvi fermentare al max 28 litri di birra (sempre con tubo di blow-off montato). In questo penso sia tranquillamente possibile fermentarne fino a 31/32 senza dover montare il blowoff (oppure anche di più utilizzando magari qualche goccia di liquido anti-foam a fine bollitura, ma non ho ancora provato).

Il Fermentasaurus è trasparente. Questo ci permetterà di seguire la fermentazione “dal vivo” in ogni sua fase. Di capire come lavora il lievito, come e quando si deposita sul fondo e come si sposta il luppolo che mettiamo in dryhop all’interno del mosto. E’ una vera e propria “scuola di fermentazione” per chiunque e, anzi, lo renderei uno step obbligatorio per chi vuole fare della birra il proprio mestiere, perchè consente di imparare veramente tantissimo. Già da questa prima cotta ho notato dettagli che fino ad ora non mi era capitato di vedere.

I DIFETTI:

Tra i problemi troviamo innanzitutto la valvola. E’ assurdo prevedere una valvola in acciaio montata su uno “scheletro” di plastica. Non solo non tiene la pressione e sgocciola, ma fa qualche goccia anche quando si fermenta normalmente. Non è nulla di assurdo e non inficia il funzionamento del fermentatore, ma bisogna attuare degli stratagemmi (poi li vedremo) per riuscire a fermentare come si deve.

La pulizia non è agevole. Già la forma a tronco di cono la rende più difficoltosa, a peggiorare le cose c’è la dimensione dell’imboccatura del tappo, che è stretta e non consente di infilarvi il braccio per pulire le pareti interne (o meglio, alcuni più minuti ce la potrebbero fare, ma non io). In più si aggiunge il fatto che, dato il materiale plastico di cui è formato il fermentatore, non è possibile nemmeno utilizzare acqua troppo calda (max 50 gradi).

C’è poi da dire che, se non si vogliono effettuare fori e se non si vuole rischiare di inficiare la tenuta stagna del fermentatore, sarà necessario adattarsi e cercare un modo per attaccare la sonda esternamente, in quanto appunto il fermentatore non prevede la presenza di un portasonda. Questo è stato per me, che su questo aspetto cerco sempre la massima precisione, un passo indietro abbastanza scocciante.

La forma troncoconica tende ad abbassare l’efficienza della luppolatura a freddo (dry-hop). Questo perchè il pellet, durante la fermentazione, tenderà ad andare a depositarsi nel cono, abbassando di molto lo scambio col mosto.

Il Fermentasaurus, con la sua base d’appoggio, risulta molto ingombrante e necessita di una vetrina frigo da bar (o di stratagemmi per inserirlo in frigo o freezer più piccoli, come vedremo) dove poter essere inserito. Queste le misure in centimetri:

Come abbiamo detto… è trasparente. Come sapete i lieviti in fermentazione non amano la luce e se ponete il frigo a vetrina con dentro il fermentatore in un posto in cui c’è luce, è sempre meglio appoggiarvi una coperta, oppure oscurare il vetro del frigo. Io fortunatamente lo tengo in una stanza in cantina dove la luce non filtra, salvo quando vi sto lavorando.

 

COME E’ FATTO

Il Fermentasaurus (acquistabile su su Mr-Malt) è costituito da un corpo centrale in plastica PET trasparente, sull’imboccatura superiore vi è un tappo a vite nero, composto in 2 parti, con relativa guarnizione e gorgogliatore. Nella parte inferiore c’è una valvola con farfalla in acciaio su corpo in plastica, con viti in metallo a tenerlo stretto. Al di sotto di essa si può avvitare un portagomma, oppure un’ampolla per il recupero del lievito; eccoli nel dettaglio:

Il montaggio è molto semplice e tutto va semplicemente avvitato. L’unico appunto è che appena arriva è consigliabile munirsi di olio di vaselina enologico o altro prodotto ad uso alimentare per ungere la guarnizione del tappo, in modo da ammorbidirla e portarla a tenuta, soprattutto se si utilizza il fermentatore in pressione.

 

IL KIT PER FERMENTARE IN PRESSIONE

Una volta montato e sanitizzato è già pronto per poter essere testato in una fermentazione normale, montando il suo tappo e il gorgogliatore. Se invece lo si vuole utilizzare in pressione, è necessario acquistare il relativo kit, costituito da coperchio con valvola di sicurezza rossa e 2 connettori ball-lock Jolly, guarnizione in gomma, tubo in silicone e pallina galleggiante in acciaio (che, come già visto nel precedente articolo, consente di prelevare il liquido dalla cima anzichè dal fondo).

E’ possibile acquistare il kit dai rivenditori del fermentatore (ad esempio Mr-Malt) ad un costo standard di circa 50 euro, oppure se avete tempo per attenderlo, è disponibile su AliExpress a meno di 23 spedito.

Io l’avevo già acquistato su Aliexpress tempo fa e posso garantire che i materiali sono i medesimi del fermentatore originale, funziona infatti molto bene e tiene la pressione.

 

LA VALVOLA

Come già detto, la valvola non è il massimo e non garantisce una tenuta ottimale. Innanzitutto, per farla funzionare meglio è necessario stringere le viti che tengono assemblato il corpo (serve una chiave inglese del 10 ed una brugola). Bisogna fare attenzione a stringere il tanto che basta, tenendo sempre ben presente che stiamo agendo su di un corpo in plastica, che potrebbe crepare o rompersi se stringiamo troppo.

L’alternativa è l’acquisto della valvola di seconda generazione. Come si può notare dalla foto, questa (a destra) ha una farfalla in acciaio centrale più grossa rispetto a quella originale. In più ha il foro centrale di forma circolare anzichè esagonale come quella precedente, il che garantisce un flusso dello spurgo migliore. Ha anche i bulloni “incassati” nel corpo in plastica, per consentire di stringere le viti a brugola senza doversi dotare di chiave inglese. Come ultimo appunto, la filettatura superiore e quella inferiore sono identiche (anzichè diverse come la precedente).

Costa circa 40 euro su Mr-Malt e garantisce una tenuta migliore.

 

COME OVVIARE ALLA VALVOLA CHE NON TIENE?

Per ovviare alla scarsa tenuta della valvola (soprattutto in pressione), le strade che si possono percorrere sono due, una a costo zero e l’altra invece abbastanza costosa.

La prima è quella di tenere la valvola a farfalla sempre aperta e con l’ampolla di recupero montata per tutta la fermentazione. In questo modo il lievito, anzichè sedimentare sul cono del fermentatore, andrà a depositarsi direttamente all’interno dell’ampolla e per recuperarlo andremo semplicemente a chiudere la valvola e svitare l’ampolla. Sarà poi necessario dotarsi di un’ulteriore ampolla, oppure svuotare il lievito in un recipiente sanitizzato. Quando andremo in pressione, anche l’ampolla stessa si saturerà, garantendo la tenuta.

La seconda è quella di costruirsi un tubo di scarico per il lievito in acciaio. Cercando “modding the fermentasaurus” su Google mi sono imbattuto in un post su un forum australiano (nazione d’origine di questo fermentatore e paese in cui è molto diffuso), dove un homebrewer si è costruito un sistema di scarico per il lievito veramente eccezionale e molto simile a quelli dei fermentatori Unitank in acciaio da birrificio. Il problema di questo sistema è il costo (soprattutto quello della valvola), che in totale va all’incirca sulle 60 euro (prendendo tutto da Aliexpress).

Ecco la “lista della spesa” per questa modifica:

ADATTATORE 1” DN25 A TRI-CLAMP 1,5” (50,5mm)

CURVA 38mm / TRI-CLAMP 1,5” (50,5mm)

VALVOLA 38mm / TRI-CLAMP 1,5” (50,5mm)

 

PORTAGOMMA 12mm / TRI-CLAMP 1,5” (50,5mm)

 

 

MORSETTO TRI-CLAMP 1,5” (50,5mm)

NECESSARI 3PZ.

GUARNIZIONE TRI-CLAMP 1,5” (50,5mm)

NECESSARI 3PZ.

 

QUALE FRIGO SCEGLIERE?

Il Fermentasaurus è molto ingombrante e per farlo funzionare al meglio, la cosa più ovvia è dotarsi di una vetrina frigo da bar. Cercando sul marketplace Facebook “vetrina frigo” ne usciranno sicuramente alcune nella vostra zona, così come è possibile cercarle su Subito.it o su altri canali simili. Il consiglio è di non avere fretta, di sondare bene il campo e di fare offerte al ribasso ai venditori (spesso saranno frigoriferi rimasti dalla chiusura di un locale e i gestori vorranno liberarsene in fretta e saranno disposti a scendere col prezzo). Un altro consiglio è quello di cercare il frigorifero più nuovo possibile (in tanti mi hanno segnalato che questi frigoriferi spesso hanno problemi e che i vecchi modelli consumano parecchio e sono meno efficienti di quelli nuovi, quindi rimarranno accesi per più tempo per mantenere la temperatura richiesta). Per darvi un’idea, un prezzo onesto per un frigorifero abbastanza nuovo sta sulle 200 euro, un filo più usato si può tranquillamente trovare sulle 150. Di più non ci spenderei, perchè forse non ne vale la pena.

Io ho avuto la fortuna di trovarne uno nuovissimo (solo 3 mesi di vita) a poco e l’ho subito portato a casa. Mi sono affrettato a togliervi gli adesivi originali e a customizzarlo. Più avanti arriverà anche l’adesivo retroilluminato nel fronte, per ora si presenta così (tamarraggine dell’adesivo livello 100/100 ahaha):

L’alternativa al frigo a vetrina è quella di adattare un grande frigorifero da cucina. Ecco un’esempio di come lo si può fare:

In questo caso è stato rovesciato il sostegno di metallo ed è stato appoggiato su di una base alla quale è stato applicato un foro per far passare agevolmente l’ampolla (noto che sul sostegno di metallo sono stati applicati dei tubi di gomma, forse per alleggerire il carico, che in questo caso non è supportato dal sostegno nella parte alta, ma va tutto a poggiare sulla parte più stretta). Questo sistema è un po più scomodo rispetto alla vetrina, ma così facendo si riesce ad abbassare di molto l’altezza d’ingombro del fermentasaurus. In questo caso sarà sufficiente assicurarsi, oltre all’altezza, di avere in larghezza almeno 400cm per poterlo inserire agevolmente.

E se ho un freezer a pozzetto? Niente paura! Maurizio ha realizzato un’ottima “mod” del suo pozzetto per inserirvi un fermentatore troncoconico (è poi passato anche lui al Fermentasaurus). Ecco le immagini:

Un’altra alternativa per il freezer a pozzetto è quella di girarlo in verticale ed utilizzarlo come fosse un frigo (in questo caso è necessario spostare anche il motore, quindi è consigliato controllare se il tubo del gas è abbastanza lungo per poterlo fare senza schiacciarlo e poi far fare il lavoro a chi ne ha le competenze). Ecco la foto:

Un’ultimo “disperato tentativo” di raffreddare il fermentatore senza avere il posto in frigo (soluzione abbastanza assurda, lo premetto) è di costruirsi una camera coibentata esterna al frigo, come quella in foto:

E’ ovvio che il frigo non sia costruito per raffreddare così tanti litri di spazio, quindi probabilmente l’efficienza di raffreddamento sarà bassa e l’usura del motore e delle componenti più alta, ma per completezza ho voluto citare anche quest’ultima possibilità.

 

COME OVVIARE ALLA MANCANZA DEL PORTASONDA

Come detto, il fermentasaurus non ha un portasonda. La “scelta” è abbastanza ovvia, ha il corpo in plastica e l’applicazione di un portasonda in acciaio, seppur ben fatta e con buone guarnizioni, creerebbe comunque un ulteriore eventuale “punto debole” per tutto il sistema, soprattutto per quando si lavora in pressione. Per aggirare il problema, ancora una volta possiamo seguire due strade, una a costo zero, l’altra dispendiosa e “rischiosa”.

La prima è di appoggiare la sonda esternamente, meglio se coperta da un pezzo di cartone, polistirolo o materiale termoisolante. Questo consentirà di misurare la temperatura del mosto nei pressi della parte più esterna. Non è come avere una sonda immersa al centro ma, se ben isolata, farà comunque il suo dovere. Consiglio di non andare ad appiccicarla col nastro adesivo, ma di fissarla con un paio di elastici a fettuccia molto grandi (diametro 150). Ecco come ho fatto io:

La seconda è di forare il tappo ed applicarvi un portasonda lungo 30/40cm. Come detto, questo è un metodo più “rischioso” e richiede manualità e tanta precisione, perchè il tutto una volta montato dovrà poi reggere la pressione all’interno del fusto. Per montare il portasonda, il modo più semplice pare essere quello adottato da Maurizio (che ringrazio), che ha eliminato la valvola di sicurezza.

(OCCHIO!! perchè se optate per questo metodo è necessario avere sempre inserita una valvola di spunding sul raccordo del gas, in quanto eliminerete la valvola di rilascio automatico della pressione e, in caso di problemi, potrebbe esplodere tutto… uomo avvisato…)

Ha allargato il foro della valvola con una punta conica fino ad arrivare a farvi entrare la sonda da 1/2 pollice. Bisogna stare molto attenti quando si allarga il foro, perchè lo spazio è poco, quindi il foro verrà decentrato rispetto a quello originale. Il consiglio di Maurizio è di appoggiare una rondella da 1/2 pollice sul coperchio e prendere bene le misure per farcela stare. Il risultato sarà questo:

Un homebrewer americano ha attuato un altro metodo, che consente di mantenere anche la valvola di sicurezza. Ha comprato un portasonda da 40 centimetri, ne ha tagliata via la parte superiore (quella con la vite, rondella ecc), per mantenere solamente il tubo lungo. Ha poi fatto un foro preciso di misura e ha inserito il portasonda con una gommina di tenuta tipo occhiello in gomma (lui ne ha utilizzata una con diametro interno 9mm ed esterno da 20mm, ma ciò dipenderà dal diametro del vostro portasonda). Dice che se il foro è preciso non ci sono perdite di pressione. Ecco il risultato:

Per il momento penso di continuare a fermentare con la sonda posta esternamente, ma dato che amo la precisione, soprattutto in questa fase, penso che non tarderò a testare uno dei due metodi. La mia idea è quella di applicare inizialmente il portasonda al coperchio standard (quello col gorgogliatore), dato che la prima parte di fermentazione continuerò a farla con quello (e dato che è proprio quella la fase in cui serve il controllo più preciso della temperatura). Poi deciderò se applicare il portasonda anche al kit di pressione oppure no. Magari la cosa migliore sarà acquistare un nuovo kit da Aliexpress, in modo da avere un coperchio “di backup” in caso di danni accidentali.

 

COME OVVIARE AL DRYHOP CHE SI FERMA NEL CONO?

Come ho già detto, nei fermentatori troncoconici il luppolo che si inserisce per il dryhop tende a sedimentare e a bloccarsi all’interno del cono, calando di molto la resa rispetto ad un fermentatore classico. Per ovviare a questo problema si possono utilizzare alcuni stratagemmi.

Il primo è effettuare quello che si chiama “bubbling”. Lo si fa col fermentatore in pressione e consiste nel montare il portagomma (che viene dato in dotazione col fermentasaurus) al di sotto del cono e nell’immettervi CO2 ad una pressione superiore rispetto a quella settata sulla spunding valve, che deve essere applicata sul coperchio. In questo modo l’anidride carbonica immessa creerà bolle, che andranno a muovere il mosto e a rimettere in soluzione il luppolo. La CO2 in eccesso uscirà tramite la spunding valve e, una volta chiusa la valvola inferiore del fermentatore, verrà mantenuta la pressione stabile all’interno. Questa operazione andrà effettuata almeno 3/4 volte al giorno durante il dryhop. Quello che non mi convince di questo metodo è che penso che gli aromi volatili del luppolo possano uscire tramite la spunding valve durante l’immissione di CO2 e quindi perdersi. In più, dato appunto la scarsa tenuta della valvola, non è semplicissimo effettuare questa operazione, ma una volta capito come farla è veramente un attimo.

Un altra possibilità è quella di caricarsi di forza sulla gamba il fermentatore e scuoterlo. Sicuramente un metodo molto meno rischioso per la nostra birra, ma deleterio per la nostra schiena. Ho un amico (Gianluca) che lo fa spesso e dice che per lui è il metodo migliore… proverò e vi saprò dire.

Per completezza, segnalo un altro metodo che è al centro di dibattito sui forum per homebrewers negli ultimi tempi. Come si vede dalla foto (sotto) l’idea è di prendere una (o più) sfere (o cilindri) in acciaio retato per dryhop e sospenderli al di fuori del mosto tramite un paio di magneti (uno qualsiasi all’esterno ed uno rivestito in teflon o materiale idoneo per il contatto con alimenti all’interno) in modo da rilasciarli all’occorrenza senza dover aprire il coperchio e mantenendo il fermentatore in pressione. Molti hanno evidenziato il problema del luppolo che in questo modo può ossidarsi stando all’aria; possibile, ma se lo facciamo in ambiente saturo di CO2 forse quel problema non sussiste o è comunque molto limitato. Un altro problema evidenziato è l’esposizione alla luce; basterebbe, come già consigliato, coprire il fermentatore con un panno o oscurare la vetrina frigo. Forse il problema più grande è invece la quantità di luppolo che si riesce ad infilare in questi contenitori. Una volta che la sfera viene rilasciata il luppolo avrà bisogno di spazio per espandersi e in quei contenitori non ne vedo tanto, forse il problema è proprio che bisognerebe trovare un contenitore più idoneo e più grande. Alcuni consigliano anche l’applicazione di una catenella in acciaio collegata al coperchio, da far scendere con il magnete. Sono tutte idee valide, magari fatemi sapere se fate qualche tentativo, così aggiorno l’articolo.

Un ultima idea valida (segnalata in parte anche nel manuale di istruzioni originale del fermentatore) è di riempire di luppolo l’ampolla di raccolta, applicarla al fermentatore avvitandola e poi aprire la valvola e scuotere il fermentatore. In questo caso però si rischia di immettere ossigeno.

 

COME PULIRLO?

Come già accennato alla sezione “difetti”, la bocca superiore non è abbastanza larga per farvi entrare il braccio (almeno non il mio), quindi per poter pulire le pareti dal classico alone di lievito secco che si forma in fermentazione, è necessario agire diversamente rispetto ai fermentatori classici “a secchio”. Innanzitutto è necessario tenere ben presente che non è possibile pulire il fermentatore con liquidi troppo caldi (sul manuale dice temperatura max 50 gradi). Molti homebrewers utilizzano particolari detergenti tipo soda e peracetico (che però andrebbero utilizzati con acqua molto calda, salvo usarne di attivabili a più basse temperature, ma non ne ho). Io per ora ho fatto solo una prima prova, ma mi sono trovato molto bene senza utilizzare particolari additivi, semplicemente rimuovendo il lievito alle pareti con uno scovolino. Ho utilizzato il modello “pulitermo” della Tonkita, che linko a fine guida. E’ lungo, rigido e piegato in cima. Questa curva permette di arrivare a tutti i punti più scomodi senza fatica. Una volta ben pulito e sciacquato con abbondante acqua tiepida, procedo con acqua e sapone. Scuoto bene in modo da far arrivare la schiuma in tutte le parti e dopo qualche minuto sciacquo con acqua tiepida. Come ultimo “tocco di classe”, dato che il lavaggio del fermentatore avviene dopo l’imbottigliamento, passo anche un giro veloce di sanitizzante (utilizzo Starsan o Saniclean che ho rimasto dalla sanitizzazione del resto dell’attrezzatura) che lascio agire qualche minuto prima di risciacquare. Devo dire che in questa maniera il fermentatore è tornato come nuovo. Non escludo una pulizia piu’ completa una volta ogni tanto, ma direi che per le pulizie ordinarie può già andare bene così.

Segnalo che alcuni homebrewers si sono attrezzati con una elettropompa autoadescante abbastanza potente (ad esempio la famosa Rover) e lavano il fermentatore con un sistema tipo CIP, effettuando un ricircolo con sfera di acciaio rotante, per raggiungere tutte le superfici. Ecco qualche foto:

 

ALTRE MOD

Ed mi ha segnalato un paio di modifiche ulteriori che ha apportato al suo Fermentasaurus. La prima è la costruzione di una lunga chiave per poter serrare e stringere la valvola (attenzione! questa non funziona con la valvola V2, in quanto la nuova non ha il foro esagonale, ma tondo). Si tratta di una barra filettata (12mm) lunga 70cm, 2 dadi M12 lunghi e rondelle grandi M12. Ecco le foto:

 

La seconda modifica è stata rendere più solida la base, che di per se è davvero precaria e ballerina (come già accennato). Per farlo ha utilizzato dei tondini inox 304:

E LE NUOVE VERSIONI DI CUI SI VOCIFERA?

Tra qualche mese dovrebbero uscire due versioni aggiornate del Fermentasaurus: una da 27 litri (che andrà di fatto a sostituire quella attuale da 35) e una da 55 litri (che si chiamerà Fermzilla). Le novità apportate saranno parecchie, a partire da una valvola tutta nuova (finalmente!) e (dicono) più funzionale, un tappo più ampio (che faciliterà la pulizia) e con un nuovo concept (che dovrebbe garantire una miglior tenuta in pressione). Avrà anche i connettori di gas e birra smontabili più facilmente (non ci saranno più il coperchio normale e il kit di pressione, ma semplicemente si potranno smontare i connettori per montare il gorgogliatore e il tappo rimarrà il medesimo, senza bisogno di acquistare altro). La base in metallo è studiata meglio e resa meno “ballerina” e l’ultima differenza visibile che ho trovato rispetto al vecchio modello sono due valvole ball-lock poste sull’ampolla di recupero del lievito, probabilmente per saturarla di CO2 prima di aprire la valvola dello spurgo in caso di fermentazione in pressione, in modo da non ossidare la birra (una genialata!). Tutti ottimi miglioramenti, peccato per i litraggi (per quanto mi riguarda 27 litri sono un po pochi e 55 troppi) e che ancora non siano stati dichiarati prezzi per l’Europa e date di uscita certe (era stato detto “early 2019” ma ancora non si sa nulla di preciso. Ho trovato QUA un possibile “Giugno 2019” e sul sito ufficiale KegLand dicono “Available from 17 June”, vedremo). Ecco alcune immagini:

 

HA QUINDI SENSO COMPRARE QUELLO ATTUALE?

Bhe… io ho approfittato dell’offerta proposta da Mr-Malt (forse proprio perchè sono in arrivo i nuovi? chissà) e l’ho preso scontato, altrimenti probabilmente avrei atteso quello nuovo da 27 e avrei continuato a fermentare nei fusti (tecnica comunque molto valida e che mi ha dato ottimi risultati). Quello che non mi piace dei nuovi modelli, come detto, è la capacità. Se, come me, si è soliti fare cotte da 25/30 litri, con il nuovo modello da 27 bisognerà per forza di cose riadattare le proprie abitudini e ridurre i litraggi (i 27 litri sono intesi all’orlo, sarà verosimilmente possibile fare cotte da circa 23 litri per lasciare spazio alla schiuma in fermentazione). Allo stesso tempo la versione da 55 è troppo grande e difficile da gestire per farci “solo” 30 litri e sarebbe ampiamente sovradimensionata e scomoda. Introducono ottimi miglioramenti, ma bisogna capire anche quali saranno il costo e la disponibilità in Italia; se davvero uscirà a Giugno in Australia (patria del distributore KegLand), probabilmente tarderà ancora qualche mese per arrivare da noi. A voi la scelta: comprare quello attuale e adattarsi/adattarlo, oppure attendere la versione migliorata?

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

FERMENTASAURUS 35 LITRI

CONTENITORE SPURGO LIEVITO

KIT FERMENTAZIONE IN PRESSIONE

PORTASONDA

PIEDISTALLO DI RICAMBIO

RUBINETTO (NON IDONEO PER ISOBARICO)

GIACCA TERMICA

SFERA GALLEGGIANTE E TUBO

SCOVOLINO RIGIDO PER PULIZIA

SFERA ROTANTE PER PULIZIA (CIP)

SFERA FISSA PER PULIZIA (CIP)

OLIO DI VASELINA ENOLOGICO (PER GUARNIZIONI)

 

CONCLUSIONI

Sono sincero, c’è voluto un po (e una cotta di test) per farmi apprezzare questo fermentatore, ma devo dire che ora che ho le idee più chiare, posso affermare di essermene letteralmente innamorato. Ora posso finalmente affermare con certezza di essere arrivato a possedere tutta l’attrezzatura per poter produrre birre con fermentazione isobarica ed imbottigliarle in contropressione senza dover fare travasi e altri spostamenti di mosto. Non sarà certo un Unitank della SS Brewtech, ma si difende egregiamente e costa poco.